Amici lettori,
C’è un paradosso politico che da mesi mi tormenta e credo tormenti molti di voi, soprattutto coloro che credono fermamente nell’unità nazionale e nella solidarietà tra le Regioni.
Il Governo, trainato in gran parte da Fratelli d’Italia (FdI), partito che ha fatto della patria, della centralità dello Stato e del tricolore la sua bandiera, sta spingendo con forza l'Autonomia Differenziata.
E io, semplicemente, non riesco a capirlo.
FdI si è sempre presentato come erede di una Destra sociale e nazionale, storicamente ostile a qualsiasi spinta secessionista o federalista estrema che mettesse in discussione l'unità del Paese. La loro retorica è sempre stata: prima l’Italia.
Ma l'Autonomia, specialmente nelle materie più sensibili (come la sanità, la scuola e l'ambiente), rischia di creare un sistema a 21 velocità – un mosaico burocratico che rende la vita più facile solo alle regioni più ricche e svuota le altre.
Dov’è il patriottismo quando si accetta una riforma che, potenzialmente, condanna i cittadini di una parte d’Italia a servizi di Serie B, e che frammenta il mercato del lavoro e la sanità?
Il Fattore Veneto Stato e la Truffa Storica
Il punto è ancora più amaro se guardiamo alla genesi di questa spinta:
L’Ombra del "Veneto Stato": La spinta all'Autonomia è stata storicamente cavalcata da leader come Bossi e Zaia, il cui orizzonte non era l'efficienza amministrativa, ma un vero e proprio sogno di secessione o semi-indipendenza (il famoso "Veneto Stato").
Il Referendum Truffa: La riforma di oggi ha le sue radici nei referendum consultivi (spesso chiamati "referendum truffa" dai detrattori) voluti da Zaia in Veneto e da Maroni in Lombardia nel 2017, che non avevano alcun valore legale vincolante per l'Autonomia, ma servirono solo a creare un’ondata emotiva.
Come può un partito come FdI, che si dice erede del Risorgimento, dare seguito a un’agenda nata su premesse che miravano, di fatto, a smembrare l’Italia e che hanno un chiaro retrogusto di inganno elettorale?
L'unica spiegazione plausibile non è ideologica, ma pragmatica e cinica: il compromesso politico.
L'Autonomia Differenziata è il do ut des (il "io ti do affinché tu mi dia") con la Lega di Salvini, partner fondamentale della coalizione di governo.
Il Prezzo della Stabilità: Per mantenere il Governo unito e la maggioranza coesa, FdI ha dovuto ingoiare il rospo, lasciando alla Lega l'attuazione della sua riforma storica. La stabilità del Governo vale più dell'unità nazionale.
E in questo quadro, anche la Lega di Salvini, ormai proiettata a diventare un partito nazionale (o almeno "interregionale"), è costretta a un contorsionismo: spinge l'Autonomia per il Nord, mentre tenta di accreditarsi al Sud. Questo crea una confusione ideologica totale: chiedono autonomia per i ricchi, promettendo fondi per i poveri. Ma con quali risorse?
La paura è che l'Autonomia sia la vecchia Lega Nord sotto mentite spoglie, finanziata dalla cassa comune e legittimata dai "patrioti" di FdI.
Quando la politica si riduce a mercanteggiare i principi in cambio di un anno in più al Governo, è l'Italia intera a perdere.
Il vero patriota difende l'unità e l'uguaglianza dei servizi per tutti i cittadini, dal Veneto alla Sicilia.
Questo disegno di legge non è un passo verso l'efficienza, è un passo verso la disgregazione funzionale. Spero sinceramente che il dibattito parlamentare, o la Corte Costituzionale, ponga fine a questa manovra che confonde l’efficienza amministrativa con la rinuncia alla nostra identità unitaria.
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